Tra le 10 idee generate durante il Festival, una della categoria impatto sulla comunità e una della categoria business sono state premiate con 1,000 euro e proseguiranno nel percorso di realizzazione con Studio Shift, con un programma di incubazione NEB Grow del valore di 10,000 euro in servizi.
Categoria: business
Alessia Arrigoni
esperto ambientale
Filippo Attanasio
imprenditore
Nicole Personeni
cooperatrice sociale
Katarina Riccardi
designer
Elias Rosato
designer
BeLong è un servizio di mediazione che connette due realtà apparentemente distanti ma complementari: la Valtellina, con il più basso tasso di case occupate permanentemente in Italia (solo il 44%, dati ISTAT), e i lavoratori urbani alla ricerca di un’esperienza autentica di riconnessione con la natura e la comunità. Il nostro obiettivo è offrire un’opportunità di rigenerazione per chi, pur non volendo diventare un nomade digitale, è vicino al burnout e desidera allontanarsi temporaneamente dalla frenesia metropolitana.
In risposta a questi due temi è stato strutturato un servizio di ricerca territoriale, mediazione e garanzia. A livello pratico si configura come un prodotto di welfare aziendale, che consente ai dipendenti di trascorrere un periodo minimo di un mese in smart working in Valtellina, integrandosi con il territorio e la sua comunità. Ci occupiamo di selezionare abitazioni attualmente sfitte, organizzare attività di formazione per preparare i fruitori del servizio ad una permanenza sostenibile. Inoltre, un punto centrale della nostra strategia è creare sinergie con le associazioni locali. Si genera così un vortice positivo: si crea un arricchimento reciproco e interdipendenza tra i soggetti coinvolti che diventano a tutti gli effetti parte di uno stesso ecosistema. Questo scambio reciproco rafforza i legami, creando un circolo virtuoso di crescita e inclusività. Il territorio valtellinese beneficerà di una presenza costante e responsabile, che stimola l’economia locale e valorizza le risorse del territorio.
Un ulteriore risvolto sul medio/lungo termine è la possibilità che questi abitanti temporanei diventino in un futuro abitanti permanenti, rispondendo ad uno dei bisogni del territorio.
Questo approccio innovativo offre molteplici vantaggi: le aziende migliorano il benessere dei propri dipendenti e rafforzano la loro immagine attraverso un’offerta di welfare sostenibile, aggiungendo attrattività alla propria realtà.
Un team di residenti si occuperà di accogliere i nuovi arrivati, offrendo un punto di riferimento e introducendoli alla vita e alle tradizioni del luogo. La fase guidata è una spinta per avviare un processo di apertura individuale al territorio, accendendo la curiosità e l’interesse a conoscere e vivere a tutti gli effetti il luogo ospitante. Nel medio/lungo termine, l’esperienza evolve da semplice soggiorno a un vero e proprio senso di appartenenza, trasformando chi arriva da ospite temporaneo a parte integrante della vita locale.
Una volta avviata l’esperienza, il nostro compito sarà garantire che il progetto si svolga nel rispetto degli equilibri ambientali e sociali, monitorando che le attività proposte siano in linea con i principi di sostenibilità e inclusività.
Il modello di business è sostenibile per BeLong grazie al finanziamento iniziale delle aziende partner, con un ritorno sull’investimento previsto entro due anni e una prospettiva di triplicare l’investimento in cinque anni. BeLong rappresenta una soluzione concreta e replicabile per valorizzare territori meno abitati, promuovere il benessere dei lavoratori e supportare uno sviluppo economico sostenibile e inclusivo.
Categoria: impatto sulla comunità
Rossella Aldegani
cooperatrice sociale
Andrea Cerri
cooperatore sociale
Irene Giorgetti
designer
Arianna Libera
artista
Paolo M. Robles
architetto
Il progetto “Valtellina 114- Podcast” nasce con l’obiettivo di promuovere un turismo leggero e sostenibile lungo il Sentiero Valtellina, attraverso un podcast di comunità che mette al centro la partecipazione attiva dei cittadini e dei turisti. L’idea si inserisce nello scenario dei “New Commons”, ponendosi come strumento per incentivare la valorizzazione del territorio valtellinese, con un focus particolare sulle tematiche ambientali e sul cambiamento climatico.
Il podcast ha una duplice funzione: da un lato, mira a diffondere conoscenze e consapevolezza su pratiche di sostenibilità ambientale, dall’altro, vuole offrire strumenti e competenze legate alla realizzazione di un prodotto podcast e quindi allo storytelling, teatro, narrazione coinvolgendo la cittadinanza. Attraverso racconti, testimonianze e narrazioni creative, il progetto intende promuovere un’immersione autentica nel territorio, favorendo una visione condivisa del futuro che rispetti le specificità ambientali e paesaggistiche della Valtellina.
Il progetto si fonda sui valori del New European Bauhaus (NEB), che si riflettono nelle sue tre componenti principali:
I principali beneficiari di “Valtellina 114- Podcast” saranno i cittadini, le associazioni locali, gli studenti coinvolti nei percorsi formativi e di co-progettazione, nonché i turisti, che potranno fruire gratuitamente del podcast. Il progetto mira a sensibilizzare la comunità locale su tematiche legate alla sostenibilità, offrendo al contempo ai visitatori un’esperienza più consapevole e coinvolgente nel territorio.
La realizzazione del progetto prevede il coinvolgimento di un team multidisciplinare, composto da formatori e consulenti su temi ambientali e storytelling, facilitatori per il processo di co-progettazione e designer per la comunicazione e la grafica. Il budget sarà utilizzato per coprire i costi delle consulenze, dei facilitatori, della produzione audio-video e della promozione del podcast attraverso pannelli e mappe.
Il progetto “Valtellina 114- Podcast” rappresenta un’iniziativa innovativa e replicabile, che intende promuovere il turismo sostenibile, valorizzare il territorio e costruire una comunità consapevole delle sfide ambientali future. Con il suo approccio inclusivo e partecipativo, “Valtellina 114- Podcast” potrà fungere da modello per altri territori, creando una rete di collaborazione e sensibilizzazione ambientale su larga scala.
Categoria: business
Lucia Caron
designer
Andrea Geminiani
designer
Paolo Sciacchitano
cooperatore sociale
ReLeaf è una startup innovativa che si propone di portare relief, ovvero sollievo e benessere, alle comunità naturali e umane attraverso la rinascita degli spazi verdi abbandonati. Immersa in un contesto futuro caratterizzato dalla condivisione delle risorse naturali, ReLeaf affronta una domanda cruciale: come trasformare il surplus di queste risorse, con un focus sulle aree verdi pubbliche inutilizzate, in vettori di rigenerazione e benessere collettivo?
L’approccio integrato dell’azienda prevede diverse fasi. In primo luogo, essa mappa il territorio per identificare le aree verdi abbandonate. Una volta individuati questi spazi, conduce un’analisi etnografica partecipata che coinvolge attivamente la popolazione locale. Questo processo di co-creazione garantisce che le opinioni e le necessità della comunità siano al centro del lavoro, promuovendo un forte senso di appartenenza e raccogliendo dati preziosi per informare le decisioni future.
Sulla base delle informazioni raccolte, ReLeaf sviluppa piani strategici con soluzioni praticabili per la rigenerazione delle aree identificate. Tali piani includono linee guida per garantire il rispetto degli standard ambientali, assicurando che le azioni intraprese siano sostenibili e rispettose del contesto ecologico. Una volta approvati dagli enti pubblici, l’azienda facilita il contatto con professionisti ambientali e team di servizi ecosistemici, garantendo risultati efficaci e duraturi.
ReLeaf si rivolge a due categorie principali di clienti: da un lato, gli enti pubblici che beneficiano dei servizi di rigenerazione, e dall’altro, i professionisti ambientali che possono ampliare la loro visibilità e offrire le proprie competenze. La missione dell’azienda è fungere da ponte tra le esigenze delle comunità e le competenze degli esperti, promuovendo un cambiamento sostenibile e inclusivo. In questo modo, ReLeaf non solo restituisce vita e valore agli spazi abbandonati, ma contribuisce anche a un ambiente più sano e a una comunità unita e partecipe.
La visione è chiara: trasformare le aree verdi trascurate in opportunità di sviluppo sostenibile, promuovendo il benessere collettivo, sia per il territorio sia per le comunità. Con questa iniziativa, l’azienda aspira a creare un futuro in cui le risorse naturali siano gestite in modo condiviso e responsabile, contribuendo a una società coesa e consapevole. Attraverso il suo impegno, ReLeaf desidera ispirare un cambiamento positivo, rappresentando un’opportunità per una nuova era di collaborazione e rigenerazione ecologica.
Categoria: business
Leonardo Gaist
artista
Samuele Sala Veni
designer
Anna Vezzali
local
Genuibit è il primo sistema di tracciabilità e certificazione che integra l’arte con la tecnologia per una comunicazione accessibile ed emozionale dei dati. La proposta consiste in un sistema innovativo pensato per i consorzi locali, progettato per la raccolta, l’elaborazione e la diffusione di informazioni legate alle colture. Il kit di sensori promosso dai consorzi consente di monitorare i parametri ambientali specifici di ogni coltura, offrendo una visione d’insieme sull’andamento del prodotto nel territorio. Installato direttamente dai singoli produttori, il sistema rappresenta una soluzione economicamente accessibile per la certificazione di genuinità dei prodotti. Questo è reso possibile grazie al sostegno economico dei consorziati, che facilitano l’acquisto del kit a un costo competitivo, affiancato da un piccolo abbonamento mensile a carico del produttore. Grazie a questa struttura, i produttori non solo accedono al sistema di certificazione, ma possono anche selezionare un artista dal pool disponibile per commissionare opere d’arte personalizzate, capaci di raccontare la genuinità del prodotto.
Il coinvolgimento degli artisti è una delle innovazioni chiave di Genuibit: attraverso l’interpretazione creativa dei dati raccolti, si crea una narrazione esperienziale del prodotto che unisce arte e scienza. Questo approccio permette di affiancare l’arte ai dati, creando un ponte empatico che riconnette il consumatore alla storia e ai valori dietro ogni prodotto, offrendo una prospettiva unica sul percorso che ha portato il cibo sulla sua tavola.
In questo modo, Genuibit non solo supporta i consorziati nell’ottenere una certificazione trasparente e di valore, ma offre anche ai piccoli produttori strumenti di comunicazione avanzati, capaci di esaltare la genuinità e l’autenticità del loro lavoro. L’obiettivo è rendere accessibile a tutti i produttori, anche i più piccoli, la possibilità di valorizzare i propri prodotti e raccontarne l’unicità attraverso dati e arte.
Genuibit Vino è il kit specifico progettato per le colture vitivinicole, che sarà lanciato inizialmente nel territorio valtellinese. Con il supporto dei consorzi, l’idea punta a estendersi oltre la Valtellina e la Lombardia, affinché la trasmissione empatica dei dati diventi un nuovo modello di narrazione dei diversi prodotti e territori per il consumatore finale.
Genuibit è un nome dinamico: oggi dedicato al “Vino”, potrà evolvere in futuro per raccontare, con lo stesso modello scalabile, innumerevoli prodotti tipici, esaltando le loro unicità.
Categoria: impatto sulla comunità
Sofia Scognamillo
designer
Diletta Micol Tobia
designer
Il progetto mira a creare una piattaforma digitale per mettere in rete le associazioni del terzo settore presenti sul territorio valtellinese. Il suo scopo è rispondere alle esigenze specifiche delle organizzazioni, ottimizzando la comunicazione e la gestione delle attività e degli eventi attraverso strumenti digitali. Questa piattaforma, che sarà co-progettata in collaborazione con il Coordinamento Regionale per i Centri di Volontariato (CSV) e le associazioni stesse, rappresenta un passo avanti nel miglioramento della collaborazione e della trasversalità delle relazioni tra gli enti coinvolti.
L’idea centrale del progetto si basa su una raccolta preliminare dei bisogni delle associazioni, che verranno coinvolte attivamente durante tutto il processo di sviluppo della piattaforma.
Inizialmente, saranno organizzati dei focus group con le associazioni locali, per identificare le principali sfide che affrontano nella gestione delle loro attività. Questi incontri costituiranno un momento di ascolto fondamentale per comprendere le necessità specifiche delle realtà associative e mappare i problemi più diffusi, ad esempio la gestione logistica degli eventi, la rendicontazione, le opportunità di finanziamento e partnership. La fase di raccolta delle esigenze non sarà solo informativa, ma rappresenterà anche il primo passo verso la costruzione di una collaborazione più forte e diretta tra le associazioni.
A seguito dei focus group, verrà sviluppato un prototipo della piattaforma che verrà testato insieme alle associazioni. Il modello di co-progettazione permetterà di raccogliere feedback continui durante la fase di sviluppo, per garantire che il prodotto finale sia funzionale e risponda alle esigenze specifiche degli utenti. La piattaforma potrebbe includere la pianificazione e l’organizzazione di eventi, offrendo strumenti per la gestione condivisa delle risorse. Al tempo stesso, promuoverà una maggiore trasparenza e una comunicazione più efficace tra le associazioni, facilitando lo scambio di informazioni, il coordinamento e l’ottimizzazione delle attività.
Uno degli impatti principali del progetto sarà un aumento della densità delle relazioni tra le varie associazioni, che potranno finalmente contare su una rete strutturata per collaborare più facilmente, riducendo sovrapposizioni di attività e competizione per risorse. La piattaforma, infatti, consentirà di promuovere una condivisione più ampia delle informazioni e delle risorse tra le diverse realtà, favorendo una maggiore sinergia a livello territoriale e un migliore utilizzo delle competenze disponibili. Questo sistema non solo migliorerà la capacità delle associazioni di organizzare e promuovere eventi, ma contribuirà anche a creare una maggiore coesione sociale sul territorio.
Nel breve termine, gli outcome attesi includono il miglioramento delle capacità organizzative delle associazioni e un aumento della loro visibilità e accesso a nuove opportunità di collaborazione. A lungo termine, si prevede la creazione di una rete strutturata e funzionale, che faciliterà la crescita e lo sviluppo del settore del volontariato e del terzo settore nella Valtellina, scalabile, in un futuro, anche su altre realtà. Attraverso una maggiore efficienza nella gestione delle risorse e una comunicazione più fluida, la piattaforma contribuirà a rafforzare il ruolo del terzo settore nel tessuto sociale della regione.
La comunicazione del progetto sarà una parte fondamentale del processo, con attività mirate a sensibilizzare le associazioni sull’importanza di questa nuova piattaforma. L’obiettivo finale è di creare un sistema che non solo risponda alle esigenze immediate delle associazioni, ma che rappresenti anche uno strumento di crescita sostenibile per il terzo settore valtellinese, promuovendo coesione, collaborazione e trasparenza a livello locale.
Categoria: impatto sulla comunità
Roberta Barri
local
Viviana Bianchini
artista
Angela Della Valle
artista
Michele Franzina
artista
Roberto Giacalone
designer
Sonia Maffezzini
artista
Il progetto è finalizzato a promuovere la conoscenza del tema “risorse idriche” e alla sensibilizzazione all’uso consapevole delle stesse.
La scelta dello scenario è stata motivata dalla realtà locale e territoriale di appartenenza dei membri del Gruppo.
Il progetto è rivolto principalmente alle nuove generazioni, ovvero ragazzi tra i 9 e i 12 anni, in collaborazione con le famiglie e l’istituzione scolastica, al fine di aumentare il senso di comunità e inclusione. La scelta del target di cui sopra è giustificata dalla convinzione che le nuove generazioni possano rispondere positivamente agli input, essendo curiosi e maggiormente motivati.
Strumento fondamentale per il monitoraggio delle abitudini relative ai consumi da parte dei soggetti coinvolti è la progettazione di un’APP a scopo educativo-didattico, di cui la musica è parte integrante grazie alla presenza di un brano musicale a tema.
La prima fase del progetto sarà attivata nelle scuole nel corso del primo quadrimestre dell’anno scolastico 2025/2026 e si identificherà in un momento preparatorio, sviluppato attraverso le competenze di docenti ed eventualmente esperti esterni. L’attività didattica viene preceduta dalla preparazione dei materiali indispensabili per l’attivazione del percorso educativo (tempi previsti: da febbraio ad agosto 2025).
L’utilizzo dell’App consentirà di spostare il focus da una realtà globale ed universale ad una locale e particolare, nella consapevolezza che il singolo può contribuire positivamente al miglioramento dello scenario attuale.
La musica sarà la protagonista dell’evento corale live comunitario, in quanto linguaggio universale e in grado di veicolare messaggi ed informazioni importanti come il tema dell’acqua nello specifico, della tutela dell’ambiente in generale.
L’evento rappresenterà la fase conclusiva del progetto, una sorta di feedback “comunitario”, in quanto saranno presenti tutti i soggetti coinvolti nelle precedenti fasi (alunni, famiglie, operatori scolastici, istituzioni, …). La performance musicale avrà lo scopo anche, e ancora, di sensibilizzare la comunità, in quanto il repertorio sarà a tema. I brani presentati, infatti, saranno il risultato di studio e prove nel periodo che precede l’attivazione del progetto, ovvero da febbraio ad agosto 2025.
Il progetto ha lo scopo anche di prevedere gli impatti a breve e lungo periodo. Tra questi possiamo sottolineare l’utilità dell’esperienza estetica corale/musicale e la sensibilizzazione dei ragazzi, oltre alla diffusione su larga scala dell’utilizzo dell’App. Previsto/auspicabile l’ampliamento dell’utenza iniziale, ipotizzando di raggiungere soggetti di associazioni locali, regionali e enti pubblici.
Prioritario il raggiungimento dell’obiettivo relativo al risparmio idrico, che consoliderebbe l’acquisizione e l’interiorizzazione di senso civico.
Si ritiene che il progetto sia connotato di trasferibilità e pertanto potrà essere replicato per sensibilizzare su altre tipologie di risorse e consumi, di aree geografiche diverse e differenziate.
Categoria: impatto sulla comunità
Ambra Molinari
community manager
Applicazione di realtà aumentata e gamification outdoor che permette di visualizzare gli scenari di futuro potenziale sulla base delle scelte operate all’interno del gioco stesso. L’utente, all’interno di un ambiente naturale (es. Bosco), grazie a delle postazioni a zero impatto ambientale (QRcode) inquadra la realtà circostante e visualizza dal proprio cellulare degli scenari di futuro possibili legati agli effetti del climate change. Sullo schermo compariranno delle domande a cui l’utente si relaziona: a seconda della risposta data lo scenario di futuro cambia. Ad esempio “Come sei arrivato qui?” e le opzioni potranno essere: “in auto”, “con mezzi pubblici”, o “in bicicletta”. Se l’utente risponderà “in auto” gli alberi circostanti iniziano a deperire perdendo le foglie. Se invece selezionerà “in bicicletta” la realtà aumentata presenterà l’ambiente intorno uguale/migliore alla realtà es. arrivano gli uccellini. Le domande e gli scenari sono site-specific e possono essere elaborati attraverso percorsi di co-design con le comunità locali (es. scuole). Il gioco prevede 1) un sistema di reward per la % di risposte corrette che crea catena di valore a livello territoriale (coupon per produttori locali); 2) la condivisione dei risultati all’interno della community degli utenti (alla fine del gioco viene presentata una statistica con i risultati degli altri per capire il livello di consapevolezza generale).
IF è pensato per essere scalato su diverse tipologie di target (bambini, adolescenti, ed anziani, pubblico esperto es. universitari), con una estensione audio per garantirne l’accessibilità a persone con difficoltà visive, e scalato in diversi ambienti naturali.
Questa esperienza immersiva punta a lavorare sulle emozioni dell’utente che, vivendo la situazione in prima persona, ha l’occasione di relazionarsi da vicino con gli effetti delle proprie azioni sulla crisi climatica e sull’ambiente circostante. In questo modo IF aiuta gli utenti ad immaginare ciò che accadrà in futuro se non ci si attiva pro-clima, e allo stesso tempo dà degli spunti pratici, concreti e calati sulla quotidianità per modificare le proprie scelte di impatto.
Categoria: impatto sulla comunità
Monica Leoni
local
Elisa De Giovanetti
local
Elisabetta Olgiati
designer
Marina Pensa
esperto ambientale
Mathew Spialtini
designer
Le CloudFlow sono un sistema il cui obiettivo finale è modificare il comportamento di una comunità, passando da un approccio curativo (mi ammalo e prendo i medicinali per guarire) a uno di prevenzione, che coinvolge l’individuo, la società e l’ambiente, con un focus sulla salute mentale, fisica e ambientale.
Le CloudFlow sono hub di persone appartenenti a una stessa località (quartiere, piccolo paese) che erogano attività creative e di impatto, coinvolgendo tre entità appartenenti allo stesso tessuto sociale: bambini e insegnanti (della stessa scuola), genitori e caregiver di bambini (nonni, babysitter), aziende locali.
In una determinata comunità possono nascere da una a diverse CloudFlow, per esempio: alimentazione sana, attività fisica e movimento nella natura, relax e riconnessione con l’ambiente naturale, espressione artistica con materiali di riciclo, gestione delle risorse e riciclo.
La CloudFlow iniziale potrà avere come tema l’alimentazione sana. Nella CloudFlow sono presenti esperti di dominio e rappresentanti delle tre entità. I partecipanti alla CloudFlow sottoscrivono un Patto di Intenti e attuano un piano di monitoraggio dell’impatto.
La CloudFlow propone attività legate alle proprie tematiche simultaneamente a scuole, genitori, caregiver e imprese, per monitorare il cambiamento nel tempo. Ad esempio, la CloudFlow a tema Alimentazione proporrà ai bambini di una scuola la creazione e la cura di un orto e la partecipazione a corsi di cucina per bambini con alimenti sani. Contemporaneamente, alle famiglie e ai caregiver presenterà corsi di ricette per famiglie con alimenti sani, informazioni su dove acquistare alimenti sani e incontri con un nutrizionista. All’azienda (ad esempio al panettiere) presenterà l’efficacia di passare da una produzione principalmente con farina 00 a farina di tipo 2 o integrale e, all’azienda agricola locale, proporrà di organizzare attività nelle scuole, mettendo a disposizione un agronomo per diminuire l’utilizzo di fertilizzanti.
Una CloudFlow è composta da esperti, rappresentanti di insegnanti, genitori e caregiver, imprese, creativi e team CloudFlow che, in maniera partecipata, scrivono e firmano il Patto d’Intenti, il documento che sancisce lo scopo della CloudFlow, monitora l’impatto e detta le linee guida. Tutti i partecipanti alla CloudFlow sono veri e propri azionisti del progetto di comunità.
Entro il 2025 ci prefiggiamo di attivare la prima CloudFlow in un quartiere o piccolo paese, includendo le classi prime di una scuola elementare, i genitori e caregiver dei bambini e 2 imprese. Qualora il pilota avesse successo, proseguiremmo includendo nuove classi e aprendo nuove CloudFlow. Il progetto è totalmente scalabile e replicabile in differenti paesi a livello europeo.
Entro il 2025 utilizzeremo come location luoghi che il comune ci metterà a disposizione (sale comunali, palestre, piazze, parchi) per poi, nel tempo, valutare la possibilità di avere una sede ufficiale di CloudFlow.
I fondi per il 2025 e per gli anni successivi (fino almeno al 2028) verranno ottenuti da fondi pubblici come bandi europei e PNRR. Successivamente, potremmo valutare se alcune aziende sono interessate a diventare shareholders della CloudFlow.
Categoria: business
Chiara Basilico
artista
Fabio Bulanti
local
Ilaria D’Angelo
esperto ambientale
Alessia Iotti
artista
Michele Portentoso
designer
Negli ultimi anni, a integrazione della consueta offerta educativa tradizionale, hanno sempre più importanza le iniziative promosse da dipartimenti didattici, gruppi di ricerca o specialisti dell’educazione, organizzate sul territorio o all’interno di spazi museali. Questi servizi e proposte sono spesso a solo appannaggio dei grandi centri metropolitani, i cui cittadini possono facilmente ricorrere ad un ampio palinsesto di proposte culturali. Viceversa, terre alte e territori marginali soffrono processi di pauperizzazione paesaggistica, consumo culturale e abbandono dei territori, sovente afflitti da pratiche di patrimonializzazione dei beni faro consueti o da opere di violenta fruizione turistica.
La proposta prevede la costituzione di una realtà imprenditoriale che possa essere portatrice di servizi educativi paralleli a quelli più istituzionali, innestandosi nella volontà di ripristinare quella rete di servizi oggi impoverita, traguardando la necessità di civitas anche tra le Aree Interne (servizi al cittadino) e allontanando invece quella impoverente di urbe (cieca trasposizione di dinamiche metropolitane nelle terre alte, alla ricerca di un playground alpino da offrire). Consapevoli della ricchezza paesaggistica e del patrimonio culturale delle Terre Alte (/Aree Interne), il progetto vuole operare mediante le leve dell’arte e del contemporaneo per mettere in pratica quelle pratiche di salvaguardia del patrimonio immateriale, suggerite altresì dalle Convenzioni Unesco 2003 e dalla Convenzione di Faro 2005, da preferirsi a quelle pratiche più statiche e museificanti tipici del recente tardo novecento, anche mediante approcci partecipativi della comunità; ugualmente la proposta vuole operare per ristabilire quell’identità collettiva spesso smarrita quando l’individuo si ritrova in quei nonluoghi teorizzati da Augè, agendo appunto sull’importanza del paesaggio per l’individuo.
Operativamente, si prevede l’offerta di un percorsi laboratoriali presso le scuole del territorio, che possano culminare in un evento conclusivo in modalità di festival e che sia anche una proposta di turismo dolce e sostenibili per le amministrazioni locali. Un percorso di trasposizione metasemica del paesaggio ricorrendo alle leve dell’arte e del contemporaneo, che diventando oggetto e strumento di indagine avvii una rigenerazione territoriale, per superare visioni convenzionali, stereotipate e limitanti, ovvero per riconnettere da un lato la cittadinanza, dall’altro il paesaggio stesso. Ugualmente, l’intenzione di avviare percorsi strumentali per sviluppare quella attitudine al pensiero critico necessario alla costruzione dell’adulto del domani, come pure per lo sviluppo di una coscienza collettiva.
Operare sull’infanzia e sui bambini ha grande rilevanza strategica nell’ambito dell’agenda per lo sviluppo ambientale e sostenibile: rappresentano l’adulto del domani (target 2050) e sono oggi idoneo strumento per intercettare famiglie e comunità, in ottica di pratiche partecipative e cittadinanza attiva.
Il progetto si presta ad una facile scalabilità di target e geografica. Nel primo caso, ai destinatari/clienti più ovvi rappresentati dalle Amministrazioni e dagli Enti Pubblici (Scuole, Biblioteche, Centri civici), è possibile avvicinare educatori e professionisti dell’educazione in percorsi formativi, di aggiornamento o sensibilizzazione. In secondo luogo, purché ri-contestualizzando correttamente il palinsesto dell’offerta, rivolgendosi ad aziende e enti privati nella costruzione di percorsi di team-working, sensibilizzazione ambientale o tutela paesaggistica. In materia di scalabilità geografica, il progetto, che trova la sua origine in un amore per le Terre Alte, puo’ facilmente essere riproposto a comunità e genti oggi separate da impedimenti geografici o orografici, anche transfrontalieri con la vicina Svizzera, ripristinando quel concetto di limes culturale ed economico che ha caratterizzato lo sviluppo delle Alpi fino a metà del 800, brutalmente soppresso con la nascita degli stati nazionali, ora interessati a definire con forza i confini politici.
In giugno 2024, un progetto/evento pilota ha avuto luogo in Tartano (SO). Con esso, è stato possibile confermare quelli che erano stati i bisogno del territorio individuati e si è confermato l’interesse nutrito dalla popolazione e dalle istituzioni scolastiche in riferimento a simili palinsesti.
Franco Giacomelli
esperto ambientale
Novella Parolini
local
Silvia Peluzzi
designer
Martina Rinascimento
designer
Ammar Shawehs
imprenditore
Come possiamo attivare la comunità affinché diventi più solidale, consapevole e promotrice di benessere comunitario e cura della terra?
La civiltà occidentale a causa dell’urbanizzazione e degli stili di vita sempre più frenetici si sta disconnettendo sempre più dalla natura e dalle relazioni solidali con gli Altri. L’isolamento crescente, la perdita di confidenza con la natura e i suoi ritmi portano con sé un crescente disagio psichico e sociale. Da più parti è stato provato che il rapporto con la natura è in grado di abbassare i livelli di stress e aumentare il benessere socio psico fisico. L’esperienza degli orti comunitari e collettivi è in grado di rinforzare le relazioni e l’impegno nell’attuare azioni di cura per la Terra (rigenerazione del suolo, produzione del cibo, rispetto biodiversità, recupero sementi). Negli orti comunitari le diversità personali, culturali, fisiche sono valorizzate permettendo a ognuno di poter mettere a disposizione le proprie competenze per la comunità orto.
Molti orti comunitari vivono la difficoltà di coinvolgere le persone del territorio in parte per mancanza di attrattiva alla partecipazione attiva, in parte per una comunicazione non efficace e per una difficoltà di connessione tra le esperienze degli orti comunitari e la società civile. La società civile spesso non è a conoscenza della realtà dell’orto collettivo nella propria comunità, non conosce i benefici diretti e indiretti che può trarre dal parteciparvi.
Orto comunitario non è solo coltivazione ma è luogo di incontro, di scambio di competenze, di attivazione sociale e di educazione (ambientale, all’accoglienza…).
Bloom vuole essere uno strumento che può dare sostegno agli orti comunitari per coinvolgere più persone del territorio. Permettendo all’orto di dare più visibilità e di divenire più attrattivo per le persone che ne possono vedere i benefici diretti e indiretti che possono ottenere partecipando alle diverse attività legate all’orto, trovando e scambiando le competenze che ognuno ha, o può ottenere dalla partecipazione.
Bloom è uno spazio digitale innovativo che sostiene gli orti comunitari utilizzando dinamiche di gamification e mutualità. I cittadini mettono le proprie competenze (saperi, lavoro, tempo) a disposizione delle varie attività dell’orto e accumulano punti foglie coltivando, curando l’orto, scambiando attrezzature e co-organizzando eventi, laboratori, corsi. I punti foglie possono essere utilizzati per accedere a beni (ortaggi o cibo), partecipare a eventi formativi e ottenere premi (es. sconti in attività etiche locali). Una web-app digitale supporta la gestione delle attività e il monitoraggio dei progressi, rendendo il progetto accessibile e coinvolgente per tutti, anche per chi non è digitalmente autonomo creando delle esperienze fisydigitali. Bloom promuove l’inclusione sociale e l’economia circolare, creando una rete di orti interconnessi e comunità attive, sostenibile e replicabile a livello nazionale ed europeo. In un secondo periodo si ipotizza uno scambio di competenze tra gli orti a livello europeo permettendo ai partecipanti di usufruire di corsi/laboratori/esperienze lavorative negli orti della rete.
Nel 2050 …
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Nel 2050, l’Italia …
Nel 2050, l’Italia …
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